| Salve a tutti. Sono un OTS cha pratica la professione da un paio d'anni. Ho seguito interessato il vostro discorso e devo dire che ad ogni modo il problema sembra essere stato centrato. Cioè al di fuori del fatto che la nostra professione può alla fine essere sostenuta solo da chi ama questo lavoro, e non da chi vi si butta a capofitto solo per una mera questione economica, comunque tutto ci ritroviamo tutti noi a lavorare (parolina magica) in Italia...
Vi posso dire che prima dell'ots ho lavorato per circa dieci anni come sistemista informatico sia in ambito reti che sistemi operativi, ed anche li la situazione era identica... ovvero l'informatico come l'ots sono inquadrati come metalmeccanici, anche se alla fine con il metalmeccanico hanno davvero ben poco a spartire. Questo significa mancanza di sindacato (ergo mancanza del rispetto dei diritti dovuti). Se poi oltre a questo aggiungiamo ignoranza nel settore delle leggi, della lingua inglese ed a mio parere ad una vera e propria mancanza di una coscienza di classe, si arriva al punto dove spesso accade che i sommozzatori siano bistrattati in tutte le possibili maniere.
Per mia scelta in questi anni ho cercato di lavorare per il numero maggiore possibile di ditte e devo dire che ho incontrato le situazioni più disparate sia come orari di lavoro sia come salario. Non parlando di orari di lavoro, posso affermare che a livello economico in Italia si trovano ditte che in on-shore partono da una retribuzione di circa 60 euro al giorno fino ad un massimo di 150 euro al giorno (chi più chi meno con spese, vitto ed alloggio pagati). In ambito off-shore basso fondale le cose vanno per mia esperienza da un minimo di 130 euro al giorno ad un massimo di 300 euro o poco oltre.
Dell’ambito rov sono praticamente all’oscuro, quindi non parlo.
Vorrei porre l’accento su di una cosa che ho scritto poco sopra, ovvero la totale mancanza di una coscienza di classe. Questo vuol dire in parole povere che mi è capitato spessissimo (molto più con vecchi ots piuttosto che giovani ots) di trovarmi di fronte a scene dove il sommozzatore andava in acqua in condizioni di scarsissima sicurezza e sottopagato dove alla domanda “Ma perché lo fai? Pechè non ti fai rispettare?” la risposta che puntualmente seguive era “perché tanto se non lo faccio io, lo fa qualcun altro e mi fregano il posto” oppure “se non ti butti in acqua in condizioni avverse allora non sei un uomo!!!”. Detto ciò, vorrei che tutti i sommozzatori fossero coscienti del fatto che tanto abbiamo bisogno del datore di lavoro per lavorare, tanto ha necessità lui di noi per intascarsi i bei guadagni che fa con il nostro operato (in ambito on-shore, sempre per mia esperienza, sappiate che le ditte prendono grosso modo per ogni sommozzatore al giorno da un minimo di circa 300 euro ad un massimo di circa 600 euro). Ragazzi svegliamoci, non aspettiamo che le cose ci vengano portate in bocca, dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo vedere avvenire!!!
Detto questo, sarebbe il caso, inoltre, che le scuole professionali di immersione subacquea indottrinassero a modo su questo tema i futuri operatori con dei canoni differenti dai vecchi operatori.
Dei “teorici” sindacati ad oggi ne ho visti un paio. Uno è OTSITALIA e l’altro, scoperto da poco da me, è il SIOSI. Dei due il secondo mi è sembrato molto più serio e realistico. Probabilmente mi iscriverò (siamo sui 90 euro l’anno)… e cercherò nel mio piccolo di essere il più attivo possibile. Speriamo bene…
Un saluto a tutti e scusate per il tema…
|